martedì 29 gennaio 2013

Nestrian - Gli Orchi III


GLI ORCHI

capitolo III








IL DRAGO ROSSO E IL DRAGO NERO


Quando i Maegir arrivarono sul continente, i primi ad affrontare l’orda di questa nuova razza furono gli uomini: le città-stato fungevano da cuscinetti nel contrastare l’inesorabile avanzata ma, prese d’assedio, in pochi mesi furono completamente perse all’orda maegirica e gli occupanti furono schiavizzati e mandati ad est in carovane. 
Troppo orgogliosi e ancora diffidenti nei confronti dei vicini orchi, gli eserciti umani, non abituati a secoli di guerre continue e a un regime fortemente militare, non poterono altro che soccombere. Anche gli orchi, attaccati in alcune zone montuose del centro-nord riportarono solo alcune vittorie, e a caro prezzo. 

Re Vraydrash V, memore del precedente periodo di pace tra uomini e orchi, e contro ogni aspettativa (osteggiato infatti da alcuni Khan rivali, che gli votarono contro), ottenne dall’assemblea di guerra il benestare per formare una nuova alleanza con gli umani, in modo da poter contrastare le nere armate maegiriche apparentemente inesauribili e imbattibili. 
Solo uno tra i principi degli uomini accorse al suo appello, e con un ristretto gruppo di altri nobili a lui fedeli unì le sue armate a quelle degli orchi sotto un’unica bandiera, facendo fronte comune.
In un primo tempo gli stendardi uniti di umani e orchi riuscirono a frenare l’avanzata: il drago nero su campo bianco del Principe Hyacinth Blackdragon e il drago rosso a due teste su campo giallo del Dragykhan Vraydrash V sventolavano insieme, uniti e temibili, svettando sui campi di battaglia disseminati dei cadaveri di umani, orchi e Maegir. 

Ma la ruota della sorte gira e, ad un certo punto, una delle battaglie campali per evitare la conquista di un importante presidio umano fu rovinosamente persa: Vraydrash rimase gravemente ferito e Hyacinth Blackdragon fu costretto a ripiegare con la sua guardia personale. 
Ritornati a Dragvarosk, umani e orchi stabilirono così di ritirare i propri eserciti e i propri popoli, incapaci di avere la meglio sul nemico: con un ultimo atto di lealtà e valore, Vraydrash ordinò al proprio esercito di frenare l’avanzata dei Maegir mentre gli umani, in fuga, poterono prendere il largo verso le isole, inspiegabilmente non nelle mire dei Maegir. 
È con una stretta di mano che il principe degli uomini e il Dragykhan degli orchi si lasciarono, vedendosi per l’ultima volta. 

Fuggiti gli umani dal continente, l’esercito degli orchi oltrepassò la montagna e tramite esplosivi nanici venne definitivamente bloccato l’ingresso sud di Dragvarosk: Gli orchi, nella loro cinta di monti e roccaforti erano ormai al sicuro, ma definitivamente isolati dal resto del mondo.

venerdì 11 gennaio 2013

Nestrian - Gli Orchi II




GLI ORCHI

capitolo II








LA GUERRA DEI FRATELLI

Fu il periodo più buio della storia orchesca: i clan del nord, convinti di unirsi a quelli del sud per conquistare l’intero continente, scoprirono la convivenza pacifica dei confratelli meridionali con le giovani e inesperte tribù umane: anni di isolamento e autoconvinzione di essere i dominatori del mondo, misero gli orchi gli uni contro gli altri. A nulla valsero le riunioni e i consigli di guerra tra i capi clan del nord e quelli del sud, visti come dei traditori del retaggio guerriero degli orchi. 
La guerra fu sanguinosa e logorante e la precaria coalizione tra umani e orchi faticò a tenere testa ai potenti clan del nord, temprati da secoli di battaglie con le creature e aberrazioni delle loro terre. Ma la guerra richiese grandi sacrifici da ambo le parti, e ad un certo punto un giovane capo-clan nordico, Vraydrash l’Astuto riuscì a convincere gli altri capi-clan a firmare una tregua, dato che il flagello degli gnoll sembrava stesse tornando a minacciare le terre degli orchi. Il “trattato del valico” venne definitivamente firmato e gli eserciti poterono finalmente tornare, logorati, ai rispettivi regni. 

È in questo periodo che incominciò ad incrinarsi l’alleanza tra uomini e orchi, non più così certi di una convivenza pacifica, anche se molti orchi persero la vita per difendere i regni umani. Ritornato nelle terre del nord, l’esercito degli orchi poté scongiurare il pericolo di invasione e sotto Vraydrash la città di Dragvarosk divenne un fiorente snodo commerciale con le terre a sud. Tramite libere votazioni alla riunione annuale degli orchi del nord, fu stabilito che un governo unitario fosse la cosa migliore per dirigere i clan: Vraydrash fu nominato Dragykhan (Capo Drago)  degli orchi e Dragvarosk (Ventre del Drago) divenne la capitale del regno a nord. 

Il regno fu suddiviso in khanati, governati da Khan orchi, scelti dal popolo tra una rosa di candidati particolarmente valorosi e intelligenti e avallati in ultima istanza dal Dragykhan. Negli anni successivi, l’opera di Vraydrash di riunire sotto un’unica guida l’intero popolo orchesco, proseguì sotto il regno di Vraydrash II, figlio primogenito altrettanto lungimirante. Minacciati dallo spettro di una guerra che non potevano vincere, e sempre più in conflitto con i re umani, gli orchi del sud accettarono loro malgrado di entrare sotto il regno di Vraydrash II, sudditi della grande nazione orchesca che ormai si estendeva dal nord fino al centro del continente. 

È in questi anni che iniziarono i lavori per collegare Dragvarosk all’altro versante, creando una capitale che si estendeva sotto le montagne. Punto nevralgico dell’intera regione, la nuova Dragvarosk, con i suoi due ingressi, diventò la doppia capitale del regno e roccaforte di controllo dell’intera regione centrosettentrionale. 
Contemporaneamente gli orchi esplorarono tutti i valichi, creando una cintura di torrioni e roccaforti per l’ultima difesa del regno settentrionale, essendo Dragvarosk l’unico passaggio lineare e comodo per raggiungere i khanati del nord. 
È durante l’esplorazione della catena montuosa che gli orchi ebbero il primo incontro, non proprio cordiale, con le viverne che porrà la base per la creazione dell’unità d’elite dei Cavalieri delle Viverne che tanto ottenne durante la guerra contro i Maegir.






domenica 6 gennaio 2013

Nestrian - Gli Orchi I




 

GLI ORCHI

capitolo I



I BARBARI DELLE STEPPE

La civiltà degli orchi (autodefinitisi come Kvoradroshk o “stirpe draconica”) si sviluppò nella regione centro-occidentale di Nestrian, dapprima nelle grandi steppe per poi avvicinarsi ai pendii della catena montuosa dell’Endragmorddrhe (le “scaglie del primo drago”) che taglia trasversalmente tutto il continente.
I primi insediamenti orcheschi erano villaggi di agricoltori e pastori, che sopravvivevano grazie all’agricoltura e alla transumanza, oltre all’allevamento dei principali animali domestici per latte, uova, lana e carne. A dispetto però dell’economia fondamentalmente stanziale, i primi clan orcheschi erano molto spesso in guerra tra loro, in frequenti conflitti interni per la sottomissione e l’inglobamento dei clan più deboli: la cultura militare orchesca che è sopravvissuta sino ai giorni nostri è il lascito di questo passato barbaro, che ha segnato le basi per il governo e la politica fortemente militarizzati dei regnanti orcheschi. 

Delineati i clan più forti, gli insediamenti divennero sempre più completi, autosufficienti e sempre più fortificati; incominciarono a comparire le prime botteghe e laboratori artigianali per la lavorazione dei metalli. La nascita delle prime città, situate nelle Piane di Kröohneghard e nel fertile Bassopiano dell’Ohtüunhesohrg (traducibile con fertilità/abbondanza) pone così fine ad un periodo di belligeranza continua e lotte fratricide, gettando le basi delle prime rudimentali forme di diplomazia: ogni clan educa ed utilizza i propri ambasciatori e notabili per missioni diplomatiche presso le roccaforti dei clan avversari al fine di proporre trattati, firmare accordi commerciali o instaurare paci più o meno durature.
La forte natalità degli orchi (circa 15-20 figli per famiglia) spinse i clan più a nord ad intraprendere una migrazione volontaria oltre le montagne dell’Endragmorddrhe, esponendosi così a pericoli ignoti e a lande sempre più fredde e all’apparenza inospitali: una sfida comunque ben accetta per un popolo guerriero.
Il superamento delle montagne attraverso le caverne sotterranee che collegavano i due versanti non era un sentiero percorribile, dati i molti pericoli naturali (abissi senza fondo, mostri, oscurità impenetrabile e fiumi sotterranei dalle correnti impetuose), preferendo così il passaggio per gli innevati valichi e passi montani, alcuni dei quali abbastanza agevoli anche per i carri. 

Lasciate alle spalle le montagne, ormai domate, ciò che si parò davanti agli orchi migranti era una terra pianeggiante e fredda ma ricca di vita, una vita che si era temprata per resistere al clima rigido, con una vegetazione aspra e dura quanto la fauna locale: tribù senza legge di gnoll, orsi, lupi, renne e bisonti dal folto pelo. 
Gli orchi, già rinomati cavalieri nelle steppe centrali, trovarono qui una razza di cavalli imponente, robusta e selvaggia, che diverrà la loro principale cavalcatura nel corso dei secoli, ancora oggi venduta a peso d’oro nei principali mercati Cail’hin: gli orchi li chiamarono Kenneren, le Furie.

Il primo avamposto fondato dagli orchi fu Dragvarosk, alle pendici delle montagne dove i vari clan si riunivano in consiglio per decidere in merito all’espansione sul territorio. In queste terre mai toccate da mano civilizzata (ribattezzate Lahnèdaa-Frodherosk, pianure dell’inverno”), la lotta per la sopravvivenza era quotidiana: i primi insediamenti avevano baricentro nel grande salone del capo-clan attorno al quale ruotava la vita dell’intero villaggio, circondato da alte palizzate di duro legno nordico.

I villaggi erano nei primi tempi mira di tribù nordiche di gnoll, accompagnati dai fidati lupi crudeli, utilizzati come cavalcature e come mastini da guerra. La guerra tra orchi e gnoll proseguì per anni, fino a che l’unione di sette clan permise l’annientamento delle forze nemiche in campo aperto, cacciandole verso est, oltre il massiccio dello Yismordk (“monti della madre”). . Intanto gli orchi rimasti al di qua delle montagne  scoprirono i primi insediamenti umani, non più che capanne e villaggi isolati. Incuriositi più che sfidati da questa nuova forma di vita senziente, gli orchi instaurarono un rapporto paterno con gli umani, insegnando loro come lavorare legno e pietra, il ciclo delle stagioni e dei raccolti, rudimenti di pastorizia e tecniche militari di base. Gli uomini imparavano in fretta, e in breve tempo mostrarono una capacità di pensiero aliena agli orchi.

È in questo periodo di pace che gli umani fondarono le prime città-stato, castelli e roccaforti a guardia e a capo di interi feudi, abitati da contadini, agricoltori e allevatori. Gli orchi a nord, invece, non erano ancora coscienti del contatto con gli uomini, se non tramite scambi di informazioni frammentarie presso i valichi. In questo periodo i clan si suddivisero il territorio attraverso sanguinose battaglie fratricide (non avendo più un nemico comune da combattere) per la conquista di ogni possibile risorsa, con Dragvarosk come unico porto franco per coloro che non se la sentivano più di combattere o necessitavano di riposo. 

È nella stessa Dragvarosk che ogni anno si teneva l’assemblea dei clan, per decidere su interventi che interessavano l’intero popolo, come per esempio il fronte comune contro gli gnoll, aiutati dai troll delle pianure. Terminata la guerra, gli orchi si resero nuovamente conto che l’unione delle forze era più valida delle continue lotte intestine. 
Lo sfogo del loro spirito battagliero non poteva quindi che concentrarsi di nuovo verso il centro del continente, oltre le montagne da cui erano venuti. È in questo periodo che gli orchi del nord perfezionarono la metallurgia e incominciarono ad esplorare le caverne vicino a Dragvarosk: pur non raggiungendo mai l’apice tecnico dei nani, la città incominciò ad ampliarsi sotto le montagne, in saloni e corridoi naturali, austeri e grezzi, in pure stile orchesco, senza i fronzoli e gli orpelli nanici.