capitolo III
L'EPOCA MAEGIR E IL DECLINO DELLE KOROS'HIN
Quando i Maegir incominciarono a imporsi sulle razze del continente, le
Koros’hin e le Cail’hin potevano considerarsi l’apice della civiltà commerciale
ed esploratrice: tutto il mondo conosciuto e le maggiori isole erano state
mappate (e da notare, le Cail’hin furono le prime a definire uno schema quasi
completo delle correnti marine, solcate dai loro enormi galeoni-città, gli
unici in grado di non farsi trascinare inesorabilmente alla deriva), i commerci
con le altre civiltà erano fiorenti e Corallo era una delle mete preferite dagli
studiosi umani per arricchire il loro sapere sul mare.
I galeoni delle Cail’hin
solcavano maestosamente i mari e permisero a molti umani di espandere i propri
domini, creando colonie miste sulle isole maggiori, sparse nell’oceano. I
Maegir, popolo fiero e votato alla conquista, provenienti dalle montagne a
nord-est (alcuni hanno avanzato l’ipotesi che si fossero sviluppati
originariamente da una civiltà sotterranea, come quella dei nani), se
faticarono a cacciare dalle loro terre umani, orchi (per la parte al di qua
delle montagne a nord) e gnomi (aiutati dai soggiogati giganti e da demoni
provenienti da chissà dove), non ebbero alcun problema a schiavizzare le
Koros’hin, prive di una casta di guerrieri in grado di muovere battaglia ai
clan maegiridi.
Ben presto le Koros’hin di Corallo caddero sotto il giogo dei
Maegir, la città venne distrutta e le loro conoscenze marittime e religiose furono
inesorabilmente inglobate nella grande civiltà maegirica, anche se i Maegir non
costruirono mai una flotta degna di questo nome, come se l’acqua in qualche
modo li terrorizzasse, paura ancestrale mai sopita.
Le Cail’hin, lontane dal
continente e quasi al sicuro sulle loro navi (o sulle isole per quelle che scelsero
una vita stanziale) divennero le vere e proprie rappresentanti della loro
razza, la cui storia e conoscenza più remote e segrete furono ormai dimenticate
con la distruzione di Corallo.
Soltanto un gruppo ristretto di Koros’hin riuscì
a sfuggire all’annientamento, rimanendo le uniche custodi di della loro civiltà.
Fuggendo anch’esse sulle isole, si riunirono in breve tempo con le Cail’hin più
oltranziste e xenofobe, alienandosi dagli insediamenti misti delle altre razze.
Competenti anche loro nelle costruzioni navali, diedero il via alla costruzione
del galeone più imponente delle Cail’hin, l’Abisso.
È in questo periodo che si opta per la costituzione di un triumvirato di madri anziane, una per galeone, responsabili del governo e delle decisioni ultime del popolo Cail’hin.
Le Koros’hin di Abisso, non più limitate nel numero, stanno cercando di ripristinare un governo teocratico, fondando una nuovo Corallo, se non fisicamente almeno concettualmente. Tra le Koros’hin più estremiste, esiste una setta di assassine chiamata “Spina di Yldrath” dal guanto a braccio ornamentale (terminante con un anello-artiglio sul dito medio ricoperto da un veleno potentissimo estratto da delle conchiglie abissali) che le distingue.
È in questo periodo che si opta per la costituzione di un triumvirato di madri anziane, una per galeone, responsabili del governo e delle decisioni ultime del popolo Cail’hin.
Le Koros’hin di Abisso, non più limitate nel numero, stanno cercando di ripristinare un governo teocratico, fondando una nuovo Corallo, se non fisicamente almeno concettualmente. Tra le Koros’hin più estremiste, esiste una setta di assassine chiamata “Spina di Yldrath” dal guanto a braccio ornamentale (terminante con un anello-artiglio sul dito medio ricoperto da un veleno potentissimo estratto da delle conchiglie abissali) che le distingue.
Tali sacerdotesse assassine
venerano Yldrath, figlia di Kalahadi, cacciata dalla sua dimora negli abissi
marini perché portatrice di morte.
Da allora Yldrath vaga per il mare, uccidendo durante l’accoppiamento i Koros’hin maschi da lei sedotti, paralizzandoli con il suo veleno e succhiandone la vita fino a prosciugarli. Le sacerdotesse di Yldrath, in onore e memoria della dea, quando si accoppiano uccidono il proprio partner: se il figlio è Koros’hin, femmina come loro, la tengono e la istruiscono alle vie di Yldrath, altrimenti gettano il corpicino in mare, come sacrificio per la loro signora, ripugnata da esseri di sangue impuro.
Da allora Yldrath vaga per il mare, uccidendo durante l’accoppiamento i Koros’hin maschi da lei sedotti, paralizzandoli con il suo veleno e succhiandone la vita fino a prosciugarli. Le sacerdotesse di Yldrath, in onore e memoria della dea, quando si accoppiano uccidono il proprio partner: se il figlio è Koros’hin, femmina come loro, la tengono e la istruiscono alle vie di Yldrath, altrimenti gettano il corpicino in mare, come sacrificio per la loro signora, ripugnata da esseri di sangue impuro.
continua...
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