domenica 17 marzo 2013

Nestrian - Le Cail'hin III




LE CAIL'HIN

 

capitolo III
 



 



L'EPOCA MAEGIR E IL DECLINO DELLE KOROS'HIN



Quando i Maegir incominciarono a imporsi sulle razze del continente, le Koros’hin e le Cail’hin potevano considerarsi l’apice della civiltà commerciale ed esploratrice: tutto il mondo conosciuto e le maggiori isole erano state mappate (e da notare, le Cail’hin furono le prime a definire uno schema quasi completo delle correnti marine, solcate dai loro enormi galeoni-città, gli unici in grado di non farsi trascinare inesorabilmente alla deriva), i commerci con le altre civiltà erano fiorenti e Corallo era una delle mete preferite dagli studiosi umani per arricchire il loro sapere sul mare.
I galeoni delle Cail’hin solcavano maestosamente i mari e permisero a molti umani di espandere i propri domini, creando colonie miste sulle isole maggiori, sparse nell’oceano. I Maegir, popolo fiero e votato alla conquista, provenienti dalle montagne a nord-est (alcuni hanno avanzato l’ipotesi che si fossero sviluppati originariamente da una civiltà sotterranea, come quella dei nani), se faticarono a cacciare dalle loro terre umani, orchi (per la parte al di qua delle montagne a nord) e gnomi (aiutati dai soggiogati giganti e da demoni provenienti da chissà dove), non ebbero alcun problema a schiavizzare le Koros’hin, prive di una casta di guerrieri in grado di muovere battaglia ai clan maegiridi.
Ben presto le Koros’hin di Corallo caddero sotto il giogo dei Maegir, la città venne distrutta e le loro conoscenze marittime e religiose furono inesorabilmente inglobate nella grande civiltà maegirica, anche se i Maegir non costruirono mai una flotta degna di questo nome, come se l’acqua in qualche modo li terrorizzasse, paura ancestrale mai sopita.
Le Cail’hin, lontane dal continente e quasi al sicuro sulle loro navi (o sulle isole per quelle che scelsero una vita stanziale) divennero le vere e proprie rappresentanti della loro razza, la cui storia e conoscenza più remote e segrete furono ormai dimenticate con la distruzione di Corallo.
Soltanto un gruppo ristretto di Koros’hin riuscì a sfuggire all’annientamento, rimanendo le uniche custodi di della loro civiltà. Fuggendo anch’esse sulle isole, si riunirono in breve tempo con le Cail’hin più oltranziste e xenofobe, alienandosi dagli insediamenti misti delle altre razze. 
Competenti anche loro nelle costruzioni navali, diedero il via alla costruzione del galeone più imponente delle Cail’hin, l’Abisso.
È in questo periodo che si opta per la costituzione di un triumvirato di madri anziane, una per galeone, responsabili del governo e delle decisioni ultime del popolo Cail’hin.

Le Koros’hin di Abisso, non più limitate nel numero, stanno cercando di ripristinare un governo teocratico, fondando una nuovo Corallo, se non fisicamente almeno concettualmente. Tra le Koros’hin più estremiste, esiste una setta di assassine chiamata “Spina di Yldrath” dal guanto a braccio ornamentale (terminante con un anello-artiglio sul dito medio ricoperto da un veleno potentissimo estratto da delle conchiglie abissali) che le distingue.
Tali sacerdotesse assassine venerano Yldrath, figlia di Kalahadi, cacciata dalla sua dimora negli abissi marini perché portatrice di morte.

Da allora Yldrath vaga per il mare, uccidendo durante l’accoppiamento i Koros’hin maschi da lei sedotti, paralizzandoli con il suo veleno e succhiandone la vita fino a prosciugarli. Le sacerdotesse di Yldrath, in onore e memoria della dea, quando si accoppiano uccidono il proprio partner: se il figlio è Koros’hin, femmina come loro, la tengono e la istruiscono alle vie di Yldrath, altrimenti gettano il corpicino in mare, come sacrificio per la loro signora, ripugnata da esseri di sangue impuro.






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